Superare lo spaesamento, perché progettare è un diritto esistenziale di Federica Vittori

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Superare lo spaesamento, perché progettare è un diritto esistenziale

di Federica Vittori

 

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Ho fatto un sogno angosciante. Ero a Milano in una grande stazione, cercavo l’autobus da prendere per raggiungere una città nella Germania del Nord, ma non ricordavo il nome della destinazione finale. I minuti passavano, avevo sempre meno tempo prima di perdere la corriera. Allora consultavo il telefono, la cronologia, le pagine web, Google Maps, da qualche parte dovevo aver lasciato tracce della mia decisione di intraprendere quel viaggio, spulciavo le mail, ma non trovavo nulla.

Mi venivano in mente solo nomi di paesi della campagna inglese, un elenco di paesini inutili mentre cercavo di ricordare il nome di quella città tedesca. Correvo per la stazione chiedendo …sapete aiutarmi? Ma nessuno sapeva dirmi che autobus prendere. Il sogno finisce così. Spaesata e arresa in una stazione degli autobus, impossibile spostarsi, impossibile reperire le tracce di un intento, impossibile orientarlo.

Così mi sento, spaesata, un po’ persa, impegnata a cercare di raggiungere qualcosa di cui non ricordo più il nome. La mia geografia interna fluttua, si muove orizzontalmente in piccoli movimenti continui, come un’isola di plastica in una piscina. E così anche il tempo, un presente sfilacciato, lattiginoso, mobile. È uno spaesamento dato da eccesso di chiusura, da orizzonti troppo definiti e chiusi da decreti e circostanze.

 

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